Arco in cartongesso: come realizzarlo

Arco in cartongesso

L’arco è una delle soluzioni costruttive più utilizzate all’interno delle case; viene impiegato spesso per modellare i vani – di dimensioni più o meno grandi – che si trovano sul perimetro comune a due ambienti, come ad esempio la cucina e la zona living. Assume una funzione principalmente decorativa, contribuendo a personalizzare il design architettonico degli interni; in alcuni casi, l’arco serve anche a rendere più luminosi gli ambienti, aumentando la superficie attraverso la quale la luce può filtrare da una stanza all’altra. Quando non assolve ad una funzione strutturale (ossia non costituisce un elemento portante), l’arco viene quasi sempre realizzato successivamente alle opere murarie. In casi del genere, si adopera un materiale pratico e leggero quale il cartongesso. Vediamo, di seguito, come fare un arco in cartongesso in modalità fai da te.

Cosa occorre: utensili e materiali

Per realizzare un arco in cartongesso moderno è necessario dotarsi di:

  • Lastre di cartongesso;
  • Profili in lamiera zincata, sia lineari sia flessibili;
  • Nastro biadesivo in polietilene;
  • Viti autofilettanti;
  • Stucco per cartongesso;
  • Staffe ortogonali.

Gli utensili necessari per effettuare le diverse fasi dell’installazione sono: trapano avvitatore, mola da taglio, taglierino, metro da muratore e spatolina da stucco.

Prima fase: allestimento della struttura portante

Tutti gli archi in cartongesso hanno bisogno innanzitutto di una struttura di supporto. Quest’ultima può essere allestita in maniera semplice e veloce ricorrendo ad appositi profili in lamiera zincata a ‘U’, che possono essere fissati direttamente al pavimento e alle pareti. Il procedimento si svolge in questo modo:

  • Prendere le misure del vano (altezza, profondità e lunghezza);
  • Sagomare le guide lineari a ‘U’ con una mola da taglio, in maniera tale da ottenere dei segmenti che consentano di rivestire il perimetro esterno del vano;
  • Fissare le guide al pavimento, utilizzando un nastro biadesivo in polietilene e idonei tasselli;
  • Fissare i profili verticali sulle pareti, utilizzando un nastro biadesivo in polietilene e idonei tasselli, avendo cura di posizionare le guide più indietro rispetto al filo muro, così che la lastra di cartongesso risulti perfettamente allineata quando verrà installata;
  • Allestire la dima per realizzare la curvatura dell’arco utilizzando i profili flessibili, fissandoli con le viti;
  • Rinforzare l’intradosso mediante l’inserzione e il fissaggio di segmenti di profili a ‘U’.

Seconda fase: il rivestimento

Completata la realizzazione dell’intelaiatura in lamiera zincata, è possibile procedere con il rivestimento in cartongesso. Se all’interno dell’arco vanno posizionati dispositivi di illuminazione (con i relativi interruttori) è bene effettuare i necessari collegamenti all’impianto elettrico prima di proseguire. Fatto ciò, ecco come proseguire:

  • Sagomare le lastre di cartongesso per rivestire gli elementi verticali dell’arco;
  • Fissare i pannelli così ottenuti all’intelaiatura metallica, utilizzando le viti filettate;
  • Ritagliare l’arco dal cartongesso; per facilitare tale operazione, è possibile creare una sagoma di cartone o di compensato per ripassare il profilo dell’arco sulla lastra;
  • Fissare l’arco alla struttura con le viti filettate;
  • Rivestire l’intradosso dell’arco con lastre in cartongesso sagomate e di opportuno raggio di curvatura;
  • Stuccare le giunture tra i pannelli;
  • Rifinire l’intradosso con stucco e garza.

I prodotti Saint-Gobain da utilizzare

Per la realizzazione di un arco in cartongesso, è possibile utilizzare numerosi prodotti di Saint-Gobain Italia. La struttura metallica di supporto può essere realizzata mediante Gyproc Gyprofile, Gyproc Flexo Montante (o Gyproc Flexo guida deformabile); per il rivestimento in cartongesso, invece, è possibile optare per altri prodotti a marchio Gyproc: la lastra Gyproc Flex 6 (per il rivestimento curvo dell’intradosso) e Gyproc Wallboard per il tamponamento esterno dell’intelaiatura.

#FaiConIMakers, il team di Makers at Work porta a termine la stuccatura delle pareti

stuccatura-pareti

Si avvia velocemente alla completa realizzazione il progetto di Giuseppe Conte che, assieme al suo team di Makers at Work, sta costruendo un ufficio-laboratorio all’interno del capannone del suo socio. Saint-Gobain Italia, come fatto sin qui, offrirà il proprio contributo, mettendo a disposizione i materiali necessari ad ogni lavorazione e, al contempo, fornendo consulenza tecnica specializzata. 

La stuccatura delle superfici 

Dopo aver completato l’assemblaggio del sistema a secco con la posa delle lastre in cartongesso a tamponamento della controsoffittatura, Giuseppe Conte e il suo team si dedicano alla stuccatura delle pareti, sia interne sia esterne, e del controsoffitto. Questo intervento non ha soltanto una funzione estetica (coprire le teste delle viti e uniformare i punti di giunzione tra i pannelli) ma anche strutturale, in quanto consente di migliorare la solidità del sistema a secco, evitando la possibile formazione di crepe e fessure. 

Per le superfici verticali, il procedimento utilizzato dai tecnici di Makers at Work è il seguente: 

  • Applicare una prima mano di stucco lungo il giunto tra due pannelli; 
  • Ricoprire il giunto stuccato con un nastro di carta microforato; 
  • Completare l’intervento applicando una seconda mano di stucco che ricopra il nastro di carta. 

La rifinitura del controsoffitto, invece, ha richiesto l’utilizzo di due prodotti diversi rispetto al nastro di carta: i giunti longitudinali sono stati stuccati mediante l’applicazione di una rete mentre per le giunzioni “testa a testa” (ossia tra due pannelli ritagliati da una lastra più grande) è stato impiegato un nastro in feltro di vetro, più sottile rispetto agli altri. 

Completata anche una seconda mano di stuccatura, il team di Makers at Work ha lasciato asciugare le pareti: per velocizzare il processo, sono stati chiusi i vani (porta e finestre) ed è stata utilizzata una piccola stufa elettrica. 

Predisposizione per presa elettrica e luce d’emergenza 

Contestualmente agli interventi di rifinitura delle superfici in cartongesso, Giuseppe Conte ha previsto anche l’aggiunta di una presa elettrica e l’inserimento di una luce di emergenza all’interno del nuovo ufficio-laboratorio. Entrambe saranno installate su di una parete in muratura preesistente. A tal scopo, viene ricavata una guida in verticale, dove far passare il corrugato e collocare la scatoletta 503 che ospiterà il frutto. Fatto ciò, la traccia viene coperta con un legante a presa rapida; successivamente, per uniformare la superficie della parete, viene applicato un rasante cementizio che consente di aggiungere un paraspigolo in acciaio per evitare che il profilo della parete si rovini. 

Infine, dopo aver fatto asciugare lo stucco sul cartongesso, gli operai di Makers at Work completano anche la stesura di una doppia mano di primer per la preparazione delle pareti (che verranno poi piastrellate). 

I prodotti Saint-Gobain Italia utilizzati 

La preparazione delle superfici ha richiesto l’utilizzo di diversi prodotti specifici, forniti anche in questo caso da Saint-Gobain Italia. In particolare, per la stuccatura dei giunti – sia sulle pareti sia sul controsoffitto – è stato impiegato Gyproc EvoPlus 30, uno stucco morbido, facile da applicare e con poco ritiro, ideale per trattamenti di questo tipo. Questo prodotto è stato impiegato in abbinamento a MARCO® SPARK-PERF®, un nastro in carta microforata la cui elevata rugosità superficiale favorisce l’adesione dello stucco. Makers at Work ha, inoltre, impiegato altri due prodotti a marchio Gyproc: il nastro in feltro di vetro da 50 mm e il paraspigolo in acciaio. 

Gli interventi per la realizzazione delle predisposizioni elettriche sulla parete in muratura, invece, hanno richiesto il ricorso a due prodotti Weber. Il primo, webertec presarapida, è un legante pronto all’uso ideale per la chiusura delle tracce e, in generale, il fissaggio di elementi a parete; il secondo, invece, è webercem RS350, un rasante cementizio, a basso contenuto di VOC (Composti Organici Volatili), traspirante e adatto ad applicazioni per interni ed esterni. 

 

Infiltrazioni d’acqua da bagno sovrastante: come prevenirle

Infiltrazioni d'acqua da bagno sovrastante

Le infiltrazioni d’acqua rappresentano un problema piuttosto comune nell’ambito dell’edilizia abitativa, un fenomeno in grado di compromettere l’integrità delle strutture e al tempo stesso il comfort abitativo. Perdite particolarmente copiose, infatti, sono in grado di ledere gli strati superficiali delle murature, provocando l’ammaloramento o il distacco dell’intonaco.  Le infiltrazioni inoltre contribuiscono alla formazione di macchie e di muffa che compromette la salubrità dell’aria all’interno degli ambienti, oltre a danneggiare l’estetica delle pareti o del soffitto. Molto spesso, le infiltrazioni provengono da un bagno sovrastante, ossia collocato al piano superiore, in coincidenza della stanza danneggiata dall’acqua filtrata attraverso la muratura. 

Come individuare le infiltrazioni 

Allo scopo di accertare che determinati danni siano correlati ad infiltrazioni d’acqua provenienti dal bagno sovrastante è necessario effettuare un’apposita verifica tecnica. A tale scopo, bisogna interpellare un idraulico oppure un tecnico, il quale si farà carico di un’ispezione dei locali interessati dalla possibile infiltrazione. Una volta accertato che non si tratti di un semplice accumulo di umidità, il tecnico incaricato deve procedere all’ispezione del bagno sovrastante, previo il consenso del proprietario dell’appartamento. Se non ci sono tracce evidenti di perdite o danneggiamenti, è necessario testare gli impianti, sia quello idrico che del riscaldamento (se presente), mettendoli sotto pressione. Successivamente, bisogna controllare i tubi di scarico, eseguendo anche un test di tenuta. Questa procedura è utile ad individuare anche le infiltrazioni da appartamento sovrastante che non abbiano origine nel bagno ma in un altro ambiente.  

Prevenire le infiltrazioni dal bagno sovrastante 

L’unico modo per prevenire le infiltrazioni dal bagno sovrastante è realizzare impianti a norma secondo la regola dell’arte, senza trascurare la manutenzione ordinaria. In aggiunta, è indispensabile predisporre dei controlli tecnici periodici su impianti, tubature e scarichi vetusti o obsoleti. In presenza di guasti o malfunzionamenti, bisogna procedere in maniera tempestiva agli interventi necessari al ripristino della funzionalità del segmento di impianto idrico che serve il lavabo, i sanitari e la doccia. In sostanza, la maggior parte delle misure preventive ricade sul proprietario del bagno sovrastante e riguarda il sistema idraulico dell’abitazione. 

Gli interventi di impermeabilizzazione delle superfici che possono venire a contatto con l’acqua (pareti e pavimento del bagno), se eseguiti con prodotti idonei e applicati in modo corretto, evitano i problemi delle infiltrazioni d’acqua. I lavori di questo tipo possono essere effettuati sia durante la costruzione ma anche col rifacimento del bagno.

Nello specifico, è consigliabile utilizzare prodotti impermeabilizzanti idonei alla tipologia di struttura, sia per le pareti, sia per il pavimento prima della piastrellatura. L’applicazione di una guaina impermeabilizzante (elasto-cementizia o liquida) è fondamentale per isolare completamente la struttura. Per fare ciò, dopo la posa del massetto in cemento o sul calcestruzzo, si procede con l’applicazione del prodotto impermeabilizzante scelto, prestando particolare attenzione al trattamento dei punti critici (giunzioni parete-pavimento o parete-parete) attraverso il rinforzo con speciali bandelle elastiche in grado di dare continuità all’impermeabilizzazione. Successivamente, è possibile rivestire il pavimento con le piastrelle, avendo cura di sigillare le fughe con un prodotto ad elevate prestazioni che non lasci filtrare l’acqua tra le intercapedini. 

I prodotti Saint-Gobain Italia da utilizzare 

Gli interventi di impermeabilizzazione risultano tanto più efficaci se realizzati con prodotti di qualità come quelli di Saint-Gobain Italia.
In particolare, è possibile attingere ai prodotti della gamma 
weberdry di Weber per trovare tutto quanto necessario. Per il blocco istantaneo di infiltrazioni a parete, pavimento e soffitto è possibile ricorrere al cemento impermeabilizzante weberdry bloc. 

Gli interventi di impermeabilizzazione dei pavimenti, invece, richiedono una guaina elasto cementizia impermeabilizzante come weberdry elasto1 top, monocomponente e versatile, è piastrellabile dopo sole 24 ore.  

 

 

#FaiConIMakers, Seby Torrisi completa il vano portattrezzi con serranda

Il progetto di Seby Torrisi in collaborazione con Saint-Gobain Italia, ossia realizzare un cabinato con serranda all’interno del proprio garage, giunge alle fasi finali con l’installazione del cartongesso e le predisposizioni per i collegamenti elettrici. In tal modo, il vano portattrezzi potrà ospitare una stampante laser (al riparo dalla polvere) e i punti elettrificati per alimentare gli elettroutensili, oltre ai comandi del sistema di illuminazione interna che verrà realizzato successivamente. 

Il collegamento con la scatola di derivazione 

Il primo intervento effettuato da Seby riguarda il lato del vano che si trova più vicino ad una cassetta di derivazione installata in precedenza. Per facilitare il passaggio dei fili che raggiungeranno l’interno del cabinato, il maker siciliano pratica un’incisione sul profilo a ‘U’ che aveva lasciato precedentemente ‘in sospeso’, ossia non ancorato alla trave in calcestruzzo. L’incisione consente l’inserimento di un tubo in PVC che, dalla scatola di derivazione esterna, raggiunge il profilo in lamiera zincata; in tal modo, la corrente elettrica potrà essere portata alla cassetta inserita nella lastra di cartongesso. 

La posa del primo pannello di cartongesso  

Il passaggio successivo consiste nella posa della pannellatura in cartongesso; Seby procede in questo modo: 

  • Misura il perimetro della superficie da tamponare; 
  • Riporta le misure sulla lastra di cartongesso; 
  • Effettua i tagli più grandi con un cutter; 
  • Piega la lastra verso il basso e poi la spinge verso l’alto, così da staccare la parte ritagliata in maniera precisa; 
  • Sagoma il profilo in modo tale che sia congruente con la trave del soffitto e il battiscopa; per questo taglio utilizza un seghetto alternativo; 
  • Fissa la lastra di cartongesso all’intelaiatura in lamiera zincata, utilizzando apposite viti filettate poste a 30 cm le une dalle altre. 

Le predisposizioni per i collegamenti elettrici 

Fissata la prima pannellatura, Seby si dedica alle predisposizioni propedeutiche all’elettrificazione dei punti interni al cabinato. Per prima cosa, installa una scatola di derivazione (specifica per cartongesso) seguendo un procedimento molto semplice: 

  • Segna gli angoli della scatola sulla parete; 
  • Realizza quattro fori di grosse dimensioni con una fresa a tazza; 
  • Ritaglia il cartongesso in eccesso per ricavare un vano della forma della scatola di derivazione; 
  • Fissa la cassetta stringendone le viti (queste fanno scivolare dei gancetti di fissaggio che permettono di ancorare il retro della scatola alla lastra). 

A questo punto, Seby inizia a lavorare sul pannello che riveste la parte interna della stessa parete. Seguendo lo stesso procedimento sopra descritto, inserisce due scatoline 503 (quelle per prese e interruttori). Prima di fissare il pannello sagomato, le collega tra loro – e con la scatola di derivazione interna – tramite il passaggio del corrugato. Fatto ciò, fissa anche la seconda lastra di cartongesso e completa il rivestimento della prima parete. Allo stesso modo, realizza il tamponamento del lato opposto del cabinato. 

Infine, Seby decide di chiudere anche la parte alta del vano per nascondere il meccanismo della serranda rendendo, al contempo, la parte ‘smontabile’, nel caso in cui sia necessario effettuare interventi di controllo o manutenzione. A tale scopo, il maker siciliano stacca l’asta saldata all’intelaiatura; dopo aver praticato dei fori alle estremità, fissa sul retro un profilo in alluminio (dello stesso spessore del pannello di cartongesso). Dopo aver ritagliato una porzione di lastra abbastanza grande da tamponare tutta la superficie, monta la staffa metallica al telaio, utilizzando due viti a brugola. 

I prodotti Saint-Gobain Italia utilizzati da Seby 

Anche questa volta, Seby Torrisi ha potuto contare sul supporto di Saint-Gobain Italia, che ha messo a disposizione svariati prodotti. Le lastre di cartongesso Gyproc Habito Forte, caratterizzate da un’elevata resistenza ai carichi; dello stesso brand anche le viti filettate utilizzate per il fissaggio della pannellatura. Per le lavorazioni riguardanti la staffa in metallo, Seby si è avvalso dei prodotti a marchio Norton Abrasivi; in particolare, il maker siciliano ha adoperato dischi da taglio e da sbavo per tagliare la saldatura ed eliminarne i residui. 

 

 

Come impermeabilizzare una cantina

impermeabilizzare cantina

Le cantine e, più in generale, i locali interrati, presentano spesso problemi legati all’umidità. Non di rado, infatti, le strutture a contatto con il terreno possono essere soggette sia a infiltrazioni laterali di acqua sia a fenomeni di umidità di risalita capillare. In entrambi i casi, l’origine del problema consiste in un’impermeabilizzazione inadeguata o completamente assente. Pertanto, per evitare che le superfici interne vengano progressivamente degradate dalla presenza di umidità è necessario procedere con la realizzazione di uno strato protettivo di impermeabilizzazione attraverso un opportuno ciclo di intonacatura. In questo articolo, vedremo come effettuare un intervento di questo tipo e quali materiali impiegare per ottenere un risultato soddisfacente.

Prima fase: rimozione dell’intonaco

La prima cosa da fare quando si intende procedere all’impermeabilizzazione di una cantina o di un vano interrato è rimuovere l’intonaco ammalorato. Nel caso in cui quest’ultimo risulti molto spesso e compatto, è consigliabile adoperare un piccolo martello demolitore; diversamente, possono bastare martello e scalpello. Lo scopo di questo primo intervento è quello di portare a nudo completamente la struttura muraria sottostante: nel caso delle cantine, in particolare, è probabile che l’intonaco ricopra un’opera realizzata in pietra o mattone. Il consiglio, quindi, è di procedere con cautela, cercando di non danneggiare la superficie della struttura. Completata la rimozione dell’intonaco, è bene lasciar asciugare le pareti così da ridurre il tasso di umidità interna (a tale scopo, meglio approntare i lavori durante il periodo estivo).

Seconda fase: ripristino e impermeabilizzazione delle superfici

Nel caso che la cantina abbia pareti in muratura occorre verificare la consistenza della malta dei giunti, in quanto l’umidità nel tempo potrebbe averne comportato un degrado. In tal caso occorre procedere ad un ripristino degli stessi mediante apposita malta cementizia da muratura.

Nel caso siano presenti pareti in cemento armato, invece, è probabile che l’umidità nel tempo abbia comportato ammaloramenti puntuali sia al calcestruzzo sia ai ferri di armatura. In questi casi, laddove risultino zone di calcestruzzo non omogenee come ferri distanziatori, vespai e riprese di getto, queste dovranno essere scalpellate per almeno 3 cm, le armature dovranno essere completamente liberate e successivamente trattate con malta passivante e i volumi mancanti ricostruiti con idonea malta cementizia da ripristino.

Una volta preparate le superfici, si potrà procedere all’ impermeabilizzazione, avendo cura di bagnare preventivamente i supporti. In caso di murature può essere utilizzato un intonaco osmotico, in caso di strutture in cemento armato può essere posata una boiacca osmotica applicabile in almeno due mani incrociate con una pennellessa da muratore.

Terza fase: rettifica e finitura

Un intervento di riqualificazione di una cantina, per essere eseguito a regola d’arte richiede uno specifico trattamento di finitura da realizzare con idonei intonaci da risanamento, al fine di limitare la formazione di condensa superficiale che può esser causa del proliferarsi di muffe. In genere, si procede in questo modo:

  • Il giorno dopo aver eseguito l’applicazione del prodotto impermeabilizzante, viene applicato sulle superfici un primo strato (rinzaffo) dell’intonaco da risanamento al quale fa seguito, il giorno successivo, l’applicazione del vero e proprio strato di intonaco.
  • A stagionatura avvenuta degli intonaci, si procede all’esecuzione di una rasatura al fine di rifinire esteticamente le superfici in questione.
  • La tinteggiatura, da eseguire quando lo strato di rasatura si è completamente asciugato, può essere effettuata con pitture idonee per il risanamento previo utilizzo di relativo primer in funzione del prodotto verniciante scelto. Utensili e materiali da utilizzare

I prodotti Saint-Gobain da utilizzare

Per gli interventi sopra descritti è possibile fare riferimento alle soluzioni di Saint-Gobain Italia e, in particolare, ai prodotti a marchio Weber: per l’intervento di impermeabilizzazione è possibile ricorrere a weberdry bloc, un cemento impermeabilizzante istantaneo per sigillare stillicidi e superfici trasudanti mentre per l’intervento successivo è consigliabile optare per weberdry OSMO, un intonaco impermeabilizzante o weberdry OSMO cls (malta impermeabilizzante) in caso di pareti in cemento armato. Invece, il prodotto da utilizzare è webertec ripara40 o ripararapido40 (nella sua versione rapida), una malta tixotropica specifica per il trattamento di elementi strutturali in calcestruzzo armato.

L’intonaco da risanamento da utilizzare quale limitatore di condensa è il webersan thermo evoluzione, bianco alleggerito e fibrato per la deumidificazione e l’isolamento termico di murature.

Per le fasi di finitura, si consiglia il rasante cementizio webersan evofinitura e per la pittura il webercote siloxcover L, pittura colorata ai silossani, previo utilizzo del primer weberprim RC14.

 

 

Isolamento in intradosso tra le travi per una mansarda abitabile

isolamento in intradosso

Le case con il tetto a falda spiovente offrono spesso la possibilità di ricavare uno o più ambienti abitabili all’interno della mansarda; una soluzione di questo tipo pone anzitutto problemi di natura tecnica, legati alla necessità di implementare un adeguato isolamento termico e acustico delle strutture dall’intradosso (ossia il lato inferiore del tetto). In questo articolo vedremo quali sono gli interventi da realizzare per isolare in maniera efficace il sottotetto di una mansarda abitabile e quali sono i prodotti e i materiali da utilizzare.

Quali materiali e utensili occorrono

La prima cosa da fare quando ci si appresta ad effettuare un intervento di questo tipo è procurarsi tutti i prodotti, i materiali e gli utensili necessari allo scopo. Nello specifico, per i lavori di isolamento dell’intradosso della copertura servono:

  • Profili metallici a ‘U’ e a ‘C’;
  • Accessori per vincolo profili;
  • Pannelli isolanti in lana minerale;
  • Lastre in cartongesso;
  • Taglierino/cutter per taglio lastre in cartongesso;
  • Cesoie-forbici per taglio struttura metallica;
  • Viti filettate;
  • Trapano avvitatore;
  • Stucco a base gesso e nastri per stuccatura giunti;

Prima fase: la posa dei pannelli isolanti

Il primo step per l’isolamento termico e acustico del tetto della mansarda consiste nella posa dei pannelli isolanti in lana minerale, che andranno posizionati tra una trave e l’altra del tetto in legno. Se le intercapedini tra le travi hanno una larghezza inferiore a quella dei pannelli, questi ultimi devono essere tagliati, così da poter essere inseriti tra due travi successive: il consiglio è quello di sagomare il materiale isolante lasciando qualche centimetro in più in larghezza, così da farlo aderire perfettamente all’interno dell’intercapedine. È bene ricordare come il fissaggio dei pannelli isolanti non richieda l’utilizzo di alcun tipo di collante.

Seconda fase: la realizzazione della struttura metallica

Una volta completata la posa dei pannelli isolanti, è possibile procedere nell’allestimento della struttura metallica che sorreggerà le lastre di cartongesso. Le guide a U verranno vincolate lungo il perimetro delle pareti che limitano gli ambienti, mentre i profili a C verranno fissati con senso perpendicolare alle travi della copertura mediante opportuni accessori. I profili a C avranno un interasse massimo di 600 mm. Importante sarà contornare con la struttura metallica eventuali aperture come finestre e lucernari. In tal modo, si crea un’intelaiatura che ricopre tutta la superficie dell’intradosso che aderisce alle travi del sottotetto.

Terza fase: posa del telo con funzione di barriera al vapore

Completata la struttura metallica, si procederà con l’installazione del telo con funzione di barriera al vapore, al fine di evitare la possibile formazione di condensa. Il telo verrà applicato ai profili a C mediante nastro adesivo.

Terza fase: fissaggio dei pannelli in cartongesso

L’intervento di isolamento dell’intradosso di una mansarda si completa con la posa delle lastre in cartongesso. Le lastre andranno posate in senso perpendicolare ai profili a C della struttura metallica, accostandole in modo da sfalsare i giunti. Le lastre vanno fissati all’intelaiatura con le viti filettate, posizionandole a 20 cm le une dalle altre. Una volta completata la copertura con le lastre di cartongesso, è possibile rifinire le superfici stuccando i giunti tra le lastre e le teste delle viti con lo stucco a base gesso. Completata l’asciugatura dello stucco, è possibile pitturare l’intera superficie.

Quali prodotti Saint-Gobain utilizzare

Per isolare l’intradosso di una mansarda abitabile, è possibile far ricorso a diversi prodotti del catalogo multimarca di Saint-Gobain Italia. I profili Gyproc Gyprofile in lamiera di acciaio zincato sono la soluzione ottimale per realizzazione dell’intelaiatura di supporto, in quanto privi di cromo, anticorrosivi e dielettrici. Per l’isolamento dell’intradosso, invece, si può ricorrere a Isover T-70, pannelli isolanti in lana minerale, privi di rivestimento, realizzati con materie prime di origine naturale e un legante a base di materie organiche e vegetali. Come freno a vapore, Isover Vario KM Duplex rappresenta la soluzione ideale, in quanto, adattandosi alle diverse condizioni di umidità, evita la formazione di condensa all’interno delle strutture in legno. Infine, il prodotto giusto per la pannellatura in cartongesso sono senz’altro le lastre Gyproc Habito Activ’Air®, una lastra a densità incrementata realizzata in gesso additivato con fibre di vetro; questa particolare conformazione conferisce al pannello un’elevata durezza superficiale e un’ottima resistenza meccanica. Inoltre la tecnologia Activ’Air® permette di ridurre la formaldeide presente negli ambienti interni, migliorando la qualità dell’aria che respiriamo.

 

Al via la nuova campagna pubblicitaria di Saint-Gobain Italia

campagna-saint-gobain

Da domenica 6 giugno esordisce la nuova campagna pubblicitaria di Saint-Gobain Italia che prevede oltre 700 passaggi televisivi. Di questi, 327 sono in programma sui canali RAI (incluso RAI Play dal 6 all’11 luglio, e con una copertura televisiva dal 6 giugno all’26  giugno) e ben 6 verranno messi in onda durante lo svolgimento delle gare del Campionato Europeo di calcio. Gli altri passaggi – 392 – saranno trasmessi da La7.

L’iniziativa conferma come Saint-Gobain Italia stia orientando la propria comunicazione verso un bacino di pubblico sempre più ampio, per promuovere la propria immagine di produttore di materiali da costruzione ad elevate prestazioni e di soluzioni innovative per il risparmio energetico e la tutela ambientale.

Lo spot, realizzato in sei versioni differenti (una da 30’’, quattro da 15’’ e una da 7’’), descrive i vari tipi di comfort che possono essere implementati grazie alle soluzioni proposte da Saint-Gobain per migliorare la qualità della vita, dal punto di vista termico, acustico e visivo. Una versione dello spot si focalizza, in particolare, su specifiche soluzioni per l’impermeabilizzazione.

I PROTAGONISTI SONO I MATERIALI

La campagna pubblicitaria verte sulla fusione tra linguaggio tecnico ed artistico, dalla quale scaturiscono ambientazioni suggestive in cui le soluzioni tecnologiche d’avanguardia si integrano con la creatività. Questa perfetta sintonia cattura l’attenzione dello spettatore e, al contempo, lascia spazio all’immaginazione.

Lo spot fa leva su un’estetica di ispirazione surrealista e, al contempo, sulle più sofisticate tecniche di visualizzazione architettonica e di interior design.

Ogni scena fa riferimento all’eccellenza italiana come marchio distintivo. La campagna vuole così rivolgersi ad un pubblico che, circondato dall’arte e dalla bellezza, apprezza lo stile e la cura del dettaglio, senza tralasciare l’affidabilità nel tempo, ovvero i valori che contraddistinguono l’innovazione firmata Saint-Gobain.

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#FaiConIMakers: Makers At Work completa la controsoffittatura in cartongesso

Makers at Work 4

Procedono speditamente i lavori di completamento di un ufficio all’interno del capannone di Marco, il socio di Giuseppe Conte, uno dei maker con i quali Saint-Gobain Italia collabora fornendo assistenza tecnica e materiale. Completata la struttura perimetrale, il team di Makers at Work si occupa dell’allestimento di un controsoffitto, anch’esso in cartongesso, con il relativo isolamento termoacustico.

L’assemblaggio dell’intelaiatura del controsoffitto

Il primo passaggio da implementare per la posa del controsoffitto è la realizzazione di un’intelaiatura leggera, costituita da appositi profili a ‘U’ in lamiera zincata, che si sviluppa al di sotto della struttura portante in legno lamellare, già allestita in precedenza. Giuseppe Conte ed il suo staff seguono un procedimento ben preciso che prevede i seguenti passaggi:

  • Fissare le guide perimetrali alle pareti, dopo aver segnato le misure sulla parete con l’ausilio di un laser;
  • Assemblare le guide a ‘U’, allestendo per primi i supporti secondari, ossia quelli più corti, così da evitare che la struttura possa imbarcarsi durante le operazioni di montaggio;
  • Completare la controsoffittatura a doppia orditura con il fissaggio dei supporti dorsali, lasciando un interasse da 60 cm; il fissaggio avviene per mezzo di una serie di apposite staffe metalliche (il “giunto lineare”);
  • Per una precisa scelta personale, Giuseppe Conte e il suo staff decidono di applicare i giunti ‘sfalsati’, ossia su due lati diversi;
  • Assicurare la controsoffittatura al telaio in legno tramite l’inserzione di tiranti a sospensione, che permettono di regolare l’altezza dell’intera struttura (grazie alla presenza di un cavo metallico), così da avere una superficie perfettamente in bolla.

Terminato l’assemblaggio della struttura in lamiera, viene collocato pannello isolante in lana di vetro, non rivestito, per implementare un adeguato isolamento termo-acustico dell’ufficio rispetto al resto del capannone. I rotoli vengono srotolati in lunghezza, fino a ricoprire completamente la superficie che verrà poi chiusa dalla pannellatura in cartongesso.

La posa del rivestimento in cartongesso

Dopo aver ultimato l’assemblaggio della struttura portante del controsoffitto, con il relativo isolamento, il team di Makers at Work può dedicarsi all’installazione dei pannelli in cartongesso. Poiché si tratta di lastre di grandi dimensioni (120 cm di lunghezza), per sollevarle viene utilizzato un apposito dispositivo, ovvero un alzalastre telescopico, così da facilitare le operazioni di montaggio. Una volta sollevato e collocato correttamente in posizione, ciascun pannello viene fissato alla struttura in lamiera zincata con delle viti filettate. Poiché la superficie del soffitto non coincide perfettamente con le dimensioni dei pannelli, la parte che resta scoperta (20 cm) verrà tamponata con una porzione di lastra di cartongesso appositamente sagomata.

Il supporto di Saint-Gobain Italia: i prodotti utilizzati

Anche questa fase del complesso e ambizioso progetto di Giuseppe Conte ha beneficiato del supporto di Saint-Gobain Italia, che ha messo a disposizione diversi prodotti, oltre a fornire assistenza tecnica.

La realizzazione della controsoffittatura a doppia orditura è stata implementata utilizzando i profili Gyproc Gyprofile, un prodotto anticorrosivo, dielettrico (evita la formazione di cariche elettrostatiche), ecologico (il rivestimento è privo di cromo) e antifingerprint, ossia rappresenta una barriera al contatto cutaneo. Il brand Gyproc ha fornito anche le lastre di fissaggio dei profili, indispensabili per conferire alla struttura la necessaria stabilità.

Per il tamponamento del controsoffitto è stata scelta, la lastra Habito Activ’Air®, la cui tecnologia è mirata all’assorbimento dei Composti Organici Volatili, in modo tale da migliorare la salubrità dell’aria che circola negli ambienti interni. L’isolamento, invece, è stato realizzato impiegando Isover AcustiPAR 4+, un rotolo di lana di vetro idrorepellente e privo di rivestimento, prodotto con un legante a base di materie prime di origine naturale che assicura un adeguato isolamento termico ed acustico.